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Considerato uno degli artisti più visionari del Novecento, Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958) viene celebrato a Parma con una grande retrospettiva dedicata alla luce, tema cardine e inesauribile della sua ricerca. “Pittore della luce” già nel 1908, Balla ha fatto di essa la propria materia e ossessione, indagandone per tutta la vita il dinamismo, l’energia e la potenza creativa. La mostra, promossa dal Comune di Parma e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, con il patrocinio del Ministero della Cultura e il contributo di Fondazione Cariparma, Regione Emilia-Romagna e Solares Fondazione delle Arti, è curata da Cesare Biasini Selvaggi e Renata Cristina Mazzantini, con la collaborazione di Elena Gigli e il coordinamento scientifico di Simona Tosini Pizzetti.
Per la prima volta, oltre 60 opere provenienti dalla GNAMC — la più ampia collezione pubblica dedicata all’artista — lasciano Roma per essere esposte integralmente a Parma. Il nucleo, composto da quarantadue dipinti e ventitré disegni, consente di ripercorrere tutte le fasi della produzione di Balla: dal realismo sociale al divisionismo, dal Futurismo più radicale alla sperimentazione figurativa degli anni Trenta. Il percorso, arricchito dalle donazioni delle figlie Elica e Luce Balla, ricrea anche l’atmosfera della storica casa-studio di via Oslavia a Roma, grazie a un allestimento trompe-l’œil che restituisce la dimensione intima e domestica dell’artista. Un viaggio immersivo in un vero e proprio universo di luce, dove ogni colore vibra come energia pura e ogni forma si accende di movimento.
I nuclei più significativi e le nuove scoperte
Tra i nuclei più significativi, spicca il ciclo Dei viventi, di cui sopravvivono solo quattro delle quindici tele originarie dedicate agli ultimi e agli emarginati della società moderna. Tra queste, La pazza, che ritrae una donna in preda al delirio sul terrazzo della casa-studio ai Parioli, e I malati, noto anche come Prime cure elettriche, presentati a Parma secondo le volontà originali dell’artista. La mostra esplora inoltre il dialogo tra disegno e pittura, dalle prime prove come Fallimento (1902) ai bozzetti futuristi per Ritmi di un violinista e alle celebri Compenetrazioni iridescenti, pionieristiche sperimentazioni di luce e colore che anticipano l’astrattismo europeo. Accanto ai capolavori del Futurismo, emergono opere come Espansione dinamica + velocità (1913), le Linee di velocità + spazio e il monumentale Forme-volume del grido “Viva l’Italia”, sottoposto a indagini diagnostiche che hanno rivelato sotto la superficie pittorica un ritratto della moglie Elisa.

